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La lettera “E”

A tutti accade di vivere contemporaneamente realtà e situazioni diverse; talvolta entrambe importanti oppure contrastanti, ma anche opposte, che hanno un duplice valore.

Questa esperienza umana spesso viene chiamata ambivalenza.

Nella realtà organismica l’ambivalenza fa parte dell’essere umano e delle relazioni che vive.

Chiedersi come egli viva queste esperienze ambivalenti porta a rispondere che spesso le vive come due mondi diversi, che appaiono antitetici e inconciliabili, che è impossibile congiungere.

L’uno che esclude l’altro: una forma di dicotomia, di separazione e di giudizio tra aspetti o parti diverse della propria esperienza che sembra vadano in conflitto:

Le fragilità dell’uomo o le potenzialità?

Il corpo o la mente?

I cambiamenti o la continuità?

Il desiderio o la paura delle relazioni affettive?

Le risorse o i limiti?

La paura o il coraggio?

La spiritualità o la materialità?

I legami o la libertà?

Il piacere o il dolore?

La “O”, quindi, per escludere e dividere, per bloccare… Che cosa? Il rapporto, la relazione che si ha con parti di sé e con gli altri.

Un conflitto che – quando sia vissuto in modo inconsapevole, oppure sia combattuto o rifiutato – può essere somatizzato.

E così facendo si configura una realtà parziale in cui la persona è costretta ad “impoverire”  la  visione di se stessa, degli altri e delle proprie relazioni, il proprio modo di comunicare, le tappe della vita e i propri progetti.

Ovvero ridurre chi egli è.

Nella nostra visione cerchiamo di sostituire alla lettera ”O” la lettera “E”, usando la “E” per congiungere e  integrare parti che hanno diritto di cittadinanza.

Se, ad esempio, prendiamo in considerazione “dolore e piacere”, possiamo osservare un caso in cui la persona può risultare ambivalente: da un lato dice e sostiene di voler uscire dal dolore, dall’altro di trovarsi nell’imbarazzo di “vivere il piacere”. Se saprà ascoltarsi noterà da una parte di saper affrontare e superare esperienze di dolore, di qualsiasi natura (fisica, emotiva, psicologica, relazionale) e di possedere la capacità di riuscire ad attraversarle, senza uscire dal dolore; dall’altra di avere un bisogno vitale di sentire e vivere esperienze di piacere, senza imbarazzo.

Dunque: “dolore E piacere”.

L’ambivalenza, ancor prima di essere una esperienza, è parte della complessità della vita. Il Counselor PsicoCorporeo Relazionale accoglie, comprende e sostiene questa condizione della persona e le permette di andare verso una nuova esperienza di consapevolezza in cui può prendersi cura di sé.

 

E Marcel Proust scrive:

"L'unico vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre ma nell'avere nuovi occhi."

E’ questa la nostra visione: vedere con nuovi occhi la stessa realtà.

E’ noto che la vita non è solo quella personale, ma è anche quella incastonata in questo mondo, e il modo e la qualità di essere in  relazione cambiano a seconda del mutare dei fattori culturali, dunque, a seconda del modello di società. Per secoli le relazioni familiari, sociali, culturali, economiche sono state intese come un valore stabile, sicuro, definitivo, spesso indiscusso, in cui trovarsi e riconoscersi. Oggi non più, è molto diverso.

La nostra società moderna ci propone una realtà fatta di cambiamenti, spesso straordinari, di novità rispetto al passato. Essi sono spesso caratterizzati da alcune qualità comuni: sono veloci, continui e repentini; e sembrano non consolidarsi mai, per cui possono far sentire eccitazione ma anche un senso di precarietà e di instabilità. Il mondo intero è parte di questa continua trasformazione.

Il famoso sociologo Zygmunt Bauman, a cui si riconduce la visione di Olos, parla di una modernità liquida, come lo sono i corpi liquidi che non possono mantenere a lungo la propria forma.  Al riguardo scrive:

”….Una società in cui noi siamo moderni, trasgressivi, ossessionati, attratti e dipendenti dai cambiamenti: ciò che è di ieri è obsoleto…”. “E si va a caccia continuamente, verso una nuova realtà, per imparare qualcosa di nuovo che si potrà utilizzare in futuro.” E prosegue: “…anche il linguaggio cambia forma: dall’essere in relazione, all’essere in connessione. E il modo di stare in relazione con noi e con gli altri non può che riflettere questa liquidità. E questo in noi spesso crea incertezza: dover ricreare una strategia di vita e non sapere quanto durerà.” 

Nella nostra società i legami sono  spesso associati a desideri opposti: stringere legami e mantenerli allentati.

Siamo, infatti, ansiosi di instaurare relazioni ma al contempo timorosi di restare impigliati in relazioni stabili, per non dire definitive, perché temiamo che tale condizione possa comportare oneri e tensione che non vogliamo portare, e che dunque possa fortemente limitare una certa idea di libertà.

Bauman la chiama “l’epoca della relazione tascabile”, che si può tirare fuori all’occorrenza e quindi “rificcare in tasca quando non serve più”.

Per questo la visione del counseling psicocorporeo relazionale osserva e prova ad interpretare l’ambivalenza della società attuale, che da un lato è moderna e liquida ma dall’altro ha un evidente bisogno di umanità, cioè di avere la capacità di vivere sentimenti e relazioni significative, con continuità, vicinanza e legami con le proprie radici.

E’ primario intendere e vivere la relazione alla luce di quanto appena scritto, ovvero:

•  Esistiamo perché siamo in relazione, non possiamo immaginare di vivere senza essere in relazione

•  Attraverso la relazione con l’altro impariamo a costruire una relazione con noi stessi

•  Come viviamo le relazioni ha a che fare con la nostra salute e anche gli aspetti culturali influiscono

•  Viviamo in una società moderna, liquida, con cambiamenti continui in cui manteniamo un antico  bisogno di radicamento, di continuità e di vicinanza

•  Sentiamo il desiderio e anche la paura di coinvolgerci nelle relazioni affettive

Dunque, nella visione del Counseling PsicoCorporeo Relazionale c’è salute quando l’organismo si muove verso la vita con tutte le sue parti, unito e permeabile, e così entra nel complesso sistema di relazioni con il mondo; quando l’individuo è capace di mettere in relazione il suo mondo interiore e il mondo esterno, ossia l’ambiente e l’Altro, mantenendo un rapporto di relazione costante e continuo, che gli permette di esistere.

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