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“Questo strano animale chiamato coppia”
Le relazioni sono il succo della vita e, inevitabilmente, il nucleo delle nostre esperienze difficili e significative. Tra queste, nell’incontro tra due adulti, la relazione di coppia rappresenta la massima potenziale espressione di intimità e progettualità condivisa. La scoperta delle emozioni, nella pienezza e nella libertà in cui si possono esprimere, rappresenta tuttavia una delle più recenti conquiste. Per anni non sono state ascoltate ma, soprattutto, sono state tenute sotto controllo. Anche, ma in particolare, nel rapporto di coppia. Ma che senso ha risparmiarsi nei sentimenti, nell’amore? Tanto più oggi, in cui l’amore sembra l’unico spazio dove la persona possa esprimere davvero se stessa, possa sperare di realizzare il proprio sé profondo.
Galimberti scrive sull’amore:
La natura dell’amore è essenzialmente relazione all’altro, dove i due smettono di impersonare ruoli, di compiere azioni orientate a uno scopo e, nella ricerca della propria autenticità, diventano qualcosa di diverso rispetto a ciò che erano prima della relazione, svelano l’uno all’altro diverse realtà, si creano vicendevolmente ex novo, cercando nel tu il proprio se stesso. Una sorta di rottura di sé perché l’altro lo attraversi. Questo è l’amore.
Annamaria Napoletano
Molte donne e molti uomini cercano nel “tu” il proprio io, piuttosto che il rapporto con l’altro. E molto spesso quello che cercano attraverso l’altro è la realizzazione di sé: in primo piano, quindi, non c’è l’altro ma loro stessi.
Chi è, dunque, questo strano animale chiamato coppia’?
Sono io?
Sei tu? È la somma di io e tu? Attraverso il tu sono io?
Se idealisticamente possiamo credere che la sintonia debba garantirci una buona relazione, realisticamente impariamo a riconoscere che la sintonia è più il frutto di un viaggio attraverso prove ed errori piuttosto che uno stato magico permanente.
Quando la coppia entra in crisi, i due partner hanno l’occasione di confrontarsi su alcuni limiti del proprio modo di creare una relazione più profonda, tra sé e con gli altri. Poter guardare in uno degli aspetti più importanti della propria vita, la coppia, e riconoscerne i bisogni, i desideri, le risorse e alcuni atteggiamenti che si possono cambiare…: è bellissimo. Ma quando la coppia entra in crisi, chiede aiuto, non vede subito questa possibilità: i partner entrambi non vedono subito l’opportunità di poter cambiare se stessi, piuttosto ognuno spera che l’altro possa capire e cambiare. E quali sono gli aspetti più importanti, quali le aree centrali della vita di una coppia?
- Un’area importante è rappresentata dal tema dei conflitti:
Cosa fa la coppia, come sa argomentare, e come lotta; quali sono i contenuti e le modalità emotive che mette in gioco. Come si accorda e negozia nuovi punti di vista condivisi. E, ancora, quale è la sua capacità di riparare dandosi il tempo di riflettere e comprendere cosa può avere provocato la rottura. Questa attitudine a saper riparare permette di instaurare una relazione fiduciosa. Ed è un’area enorme. Consideriamo che nelle interazioni di diadi ‘ ben funzionanti’ il 70/80% del tempo viene impiegato nelle “negoziazioni” per arrivare ad una sintonia, e solo il restante può essere definito come uno stato di sintonizzazione.
- Una seconda area riguarda la cooperazione pratica, “le cose” della vita, la quotidianità:
Fare la spesa, cucinare, pulire, riparare, organizzare le finanze, etc…; è importante non sottostimare l’importanza di questa area, perché la coppia quando entra in crisi può desiderare qualcosa di più in altri ambiti (ad ex. in quello sentimentale e sessuale); ma è molto importante tener conto come i due partner vivono la loro organizzazione e quali connessioni/implicazioni può avere rispetto alle aree critiche da loro esplicitate.
- Una terza area è quella che possiamo chiamare dei “confini esteriori”:
Ossia quali sono le capacità della coppia di creare confini tra sé e il resto del mondo, in modo da creare uno spazio per stare insieme; quindi creare confini con i figli, e, soprattutto, con i rispettivi genitori e la famiglia allargata.
- Una quarta area è il sesso, complessa e fondamentale:
È uno spazio soddisfacente per entrambi? E quanto felice e intimo?
- Quinto tema è il divertimento e il piacere al di fuori del sesso:
Quali sono i momenti e gli interessi condivisi che alimentano il piacere nella coppia. Ed infine altre due aree, che ho lasciato in fondo ma in realtà sono le più delicate e impegnative:
- Un tema che chiamo “sequenze positive”:
Riguarda la capacità creativa di entrambi i partner di trasmettere a livello verbale e, ancor di più, non verbale qualcosa di positivo che l’altro accoglie e restituisce. E’ come una danza di piccole comunicazioni positive, che corre tra i due partner. E che crea come sfondo, a un livello non conscio, un’atmosfera più consapevole e gratificante. Abbiamo tutti fame emotiva di questa danza, una fame enorme: ne ha fame il bambino di due giorni e il bambino di tre mesi. Fame non solo di contatto fisico e di latte, ma ancor di più di questa danza fatta di piccoli contatti, verbali e non verbali, positivi.
Ed anche noi adulti abbiamo tanta fame di questo.
- L’ultima area riguarda la “scoperta collaborativa del sé”:
Abbiamo tutti bisogno, nel nostro, viaggio di fare alcune scoperte: Chi sono io? Quale è il mio viaggio nella vita? Quale il mio destino? Il nostro organismo lavora meglio se in collaborazione: mentre un partner cerca di capire chi è l’altro e cerca di entrare nel mondo dell’altro a un livello più profondo, il compagno scopre di più chi è se stesso. E viceversa. Quindi la domanda è: se la coppia metta in campo almeno un po’ di questa attitudine, e viva questa esperienza di contatto attraverso la condivisione di stati emotivi che permettano il nascere dell’intimità affettiva. Tale contatto include la capacità di sentire e la risonanza corporea, e permette lo schiudersi al processo di intimità con se stessi: un percorso che si apre umanamente all’esperienza dell’altro.
È, dunque, assolutamente necessario sviluppare almeno due tipi di capacità:
La capacità di fare domande all’altro e di parlare di lui/lei.
E la capacità di far scoprire se stesso, di farsi conoscere.
‘’La capacità di sentire ciò che sta accadendo ad un’altra persona, capacità che ho definito empatia, si fonda sul fatto che il nostro corpo entra in risonanza con altri corpi viventi.
Se questa risonanza manca vuol dire che non siamo in risonanza con noi stessi. Chi dice ‘ non sento niente’ ha spento non solo il senso della propria vitalità, ma anche qualsiasi sentimento che possa nutrire per gli altri, uomini o animali che siano.’’ – A. Lowen
Annamaria Napoletano