Il counseling – in quanto professione capace di operare in ambito di relazione di aiuto – nasce negli anni ’50, dall’esigenza corale di una buona parte del mondo psicologico e socio-sanitario occidentale di rivisitare ed ampliare il concetto di salute, della persona e della società. In questo periodo c’è un movimento culturale straordinario.
Nell’ambito della psicologia ci sono due nuovi filoni che emergono prepotentemente: la psicologia somatica e la psicologia umanistica.
La psicologia somatica “scopre” il corpo. Il corpo comunica, ha un suo proprio linguaggio, e diverso da quello della mente; il suo modo di organizzarsi e di comunicare ha un unico obietivo: garantire la salute. Infatti attiva un processo organismico vitale che tende all’autoregolazione e all’unità. Sa cercare il piacere e il nutrimento e ha una capacità intrinseca e sopravvivenziale di adattamento.
La psicologia umanistica, seppur onorando gli studi e i progressi fatti in ambito psicologico, rompe gli schemi del vecchio paradigma originato dalla psicoanalisi. Porta con forza e chiarezza l’altra faccia della medaglia dell’essere umano: non solo i limiti, i conflitti, le fragilità, le malattie, ma anche le sue risorse e come queste siano legate profondamente alla salute.
Questo nuovo punto di vista si basa sulla fiducia che l’essere umano sia naturalmente predisposto a svilupparsi verso il meglio, verso una piena attuazione delle proprie potenzialità.
La condizione umana viene così studiata e considerata non solo nella sua fragilità ma anche nella sua forza, , nella spinta organismica-intrinseca ad andare verso il benessere, l’evoluzione e la realizzazione: la sua “tendenza attualizzante”, come la definisce Carl Rogers.
Questa è la concezione integrata della persona come unità bio-psico-sociale, una rivoluzione del paradigma scientifico nel campo della moderna psicologia.
L’approccio Psicocorporeo Relazionale fonda le proprie radici epistemologiche